“ L’artista che copia solo la natura ne diventa schiavo. I movimenti degli elementi naturali, dal vivo, sono impercettibili per un pennello: un fulmine, un colpo di vento o il tonfo di un’onda. L’artista deve memorizzarli. La trama dell’immagine è composta nella mia memoria, come quella di un poeta. Dopo aver fatto uno schizzo su un pezzo di carta, mi metto a lavorare e sto sulla tela fino a quando col mio pennello non ho detto tutto su di essa”. Quando Ajvazovskij organizza la sua ultima esposizione a San Pietroburgo, ai giornalisti che lo fermano per intervistarlo dice:
“I miei primi passi come pittore sono intrisi della luce dell’Italia. Vorrei ritrovare quella giovinezza”.
– Ivan Konstantinovič Ajvazovskij –