Modigliani ha sempre dipinto modelle placidamente coricate secondo posture sempre variate. Nel dipinto in questione, come per gli altri, rinuncia ad ambientazioni o sfondi che possano distogliere l’attenzione dal soggetto rappresentato: la dimensione è, come di consueto, quella domestica, la luminosità intensa, con giochi di sfumature particolari. Osservando alcune porzioni di quest’opera, all’altezza delle palpebre e delle sopracciglia, in cui il colore lascia in parte scoperta la tela, si nota un espediente pittorico, che si ritrova in numerosi altri dipinti:
Modigliani utilizza una preparazione grigio celeste che, trasparendo al di sotto dell’incarnato, è in grado di offrire un effetto cromatico particolarmente intenso, il capo è reclinato, leggermente.
Una pittura, quella di Modigliani, mai volgarmente ostentata, di fronte alla visione del corpo che gli si pone davanti, in un periodo dove, il tema del nudo, costituisce un irrinunciabile testo figurativo su cui si adopera tutta la più aggiornata civiltà artistica Europea.
Vorrei ricordare con le parole di Fiorella Nicosia e di Jean Cocteau questo Artista, che nonostante un’esistenza travagliata e triste, fu in grado di lasciarci opere stupende che si fissano direttamente nel cuore di chi le osserva:
<< Una vita breve e difficile, un pugno di capolavori, la Parigi Bohèmienne di inizio novecento. Il mito e il fascino di Amedeo Modigliani …. [….] sono in questa immagine tardo romantica nel prototipo del dandy senza tetto nè legge, dell’artista maledetto; Modì, appunto. E invece la pittura di Modigliani – una rassegna quasi ininterrotta di volti oblunghi, occhi obliqui, colli esili e lunghissimi – nasconde e rivela sapienza tecnica, cultura profonda, adesione intima e sentimentale al mondo e ai personaggi che ritrae.>>
Fiorella Nicosia – Vita d’Artista: Modigliani, 2005
Modigliani sognava la fine di una profonda eleganza a Montparnasse, ma non lo sapevamo. Pensavamo invece che quelle lunghe giornate di pose da Kisling, quei disegni da caffè, quei capolavori a cinque franchi, quelle baruffe, quegli abbracci sarebbero durati per sempre..
JEAN COCTEAU, 1919