Il tempo è giudice implacabile e fa riemergere, tra le sue pieghe, volti dimenticati ed opere molto spesso trascurate.. Antonio Corradini è uno scultore veneto del periodo Barocco, di grandissima abilità, Maestro incontrastato nella realizzazione di statue velate, il cui volto e corpo, scolpiti nel vivo marmo, traspaiono come se fossero coperti da un tessuto sottilissimo. Fu scultore rinomato per la Serenissima Venezia, fu alla corte viennese, a Dresda e Roma, dove realizzò la Vestale Tuccia, a palazzo Barberini.
Fu a Napoli al servizio di Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero, eclettico ed erudito nobile settecentesco appassionato di alchimia ed esoterismo. Tralasciamo qui le numerose leggende o dicerie che circolano sulle espressività delle statue e dei volti di Corradini che parlano di usi di sostanze magiche, di corpi veri imbalsamati e trasformati con procedimenti alchemici, ma riportiamo una curiosità:
sembra che, rovistando tra gli archivi notarili di Napoli, dei ricercatori abbiano individuato un atto del 1751 che ci svela la ricetta del velo, il reperimento è di fonte Internet e lo riportiamo integralmente:
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“Calcina viva nuova 10 libbre, acqua barilli 4, carbone di frassino. Covri la grata della fornace co’ carboni accesi a fiamma di brace; con ausilio di mantici a basso vento. Cala il Modello da covrire in una vasca ammattonata; indi covrilo con velo sottilissimo di spezial tessuto bagnato con acqua e Calcina. Modella le forme e gitta lentamente l’acqua e la Calcina Misturate. Per l’esecuzione: soffia leve co’ mantici i vapori esalati dalla brace nella vasca sotto il liquido composito. Per quattro dì ripeti l’Opera rinnovando l’acqua e la Calcina. Con Macchina preparata alla bisogna Leva il Modello e deponilo sul piano di lavoro, acciocché il rifinitore Lavori d’acconcia Arte. Sarà il velo come di marmo divenuto al Naturale e il Sembiante del modello Trasparire”.
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Il velo, grazie alla perizia dello scultore, attraverso la trasparenza cristallina, è lì visibile come se fosse stato creato da un artifizio dell’occhio.. eppure esiste e segue, nella sua evanescenza, il corpo e le sue forme..
Marmo o stoffa?