L’acquarello è una tecnica di pittura con colori trasparenti stemperati in acqua con gomma arabica, la cui esecuzione richiede, generalmente, prontezza e sicurezza di esecuzione. Il supporto è costituito essenzialmente dalla carta, ma specie in Estremo Oriente, è stata usata anche la seta. Pur non avendo la ricchezza e, se si vuole, lo status di un dipinto ad olio, l’acquarello nella sua eleganza e trasparenza, ha da sempre affascinato gli artisti di ogni tempo. In Oriente questa tecnica si sviluppò dal III sec. per arrivare fino al XV sec. e godette, sopratutto in Cina e Giappone, di una continua fortuna. Con il sorgere dei monasteri furono favoriti gli scambi culturali ed i conventi diventarono grandi scuole d’arte. I Gesuiti italiani, come padre Matteo Ricci (1552-1610), cercarono di introdurre in Cina le tecniche Europee, e sopratutto la prospettiva, ma queste vennero accettate solo parzialmente. In Giappone i primi acquarelli risalgono al XII secolo. A partire dal XIII secolo la scuola imperiale di Tosa si distinse per i dipinti dal colore brillante e per la minuzia dei particolari. I dipinti erano arricchiti dall’ applicazione di foglie d’oro che mettevano in risalto i colori. Artisti importanti furono: Kitagawa Utamaro (1753-1806), Ando Hiroshige (1797-1858) e Katsushika Hokusai (1760-1849).